Presentato il rinnovamento contrattuale Federmeccanica

Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del settore metalmeccanico industria è scaduto a fine 2015.

Le trattative per il rinnovo, iniziate a novembre 2015 tra Federmeccanica ed Assistal da una parte e Fim-Fiom-Uilm dall’altra, sono ora giunte ad un momento cruciale.

Le prossime settimane saranno determinanti per capire quale sarà l’esito della negoziazione.

Si tratta di un contratto importante sia per il numero di imprese e lavoratori interessati (15.000 imprese e oltre un milione e mezzo di dipendenti in tutta Italia) sia perché il settore metalmeccanico è il cuore pulsante dell’industria.

Federmeccanica, in occasione del rinnovo, ha presentato alle Organizzazioni Sindacali una proposta di rinnovamento contrattuale che contiene forti elementi di innovazione e di interesse.

Non parliamo di rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale dei Metalmeccanici ma di Rinnovamento. In questa parola si può trovare il senso profondo della proposta di Federmeccanica.

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da sinistra: Alessandro Parma, responsabile Ufficio sindacale Unindustria Reggio Emilia e Luca Bergonzini, Presidente Gruppo Metalmeccanico Unindustria Reggio Emilia,

 

La proposta

  • Siamo partiti dalla consapevolezza che niente sarà più come prima e che quindi fosse necessario un cambiamento sostanziale anche nelle Relazioni Industriali. Ognuno deve fare la sua parte, nessuno escluso, comprese le Parti Sociali.
  • La crisi ha lasciato dietro di noi macerie: dal 2007 ad oggi il nostro settore ha perso il 30% della produzione industriale, il 25% delle aziende hanno chiuso o hanno ridotto le loro attività, quasi 300 mila lavoratori hanno perso il proprio posto di lavoro.
  • Nello stesso periodo le retribuzioni contrattuali sono cresciute di circa il 24% mentre la ricchezza prodotta dalle aziende è scesa di circa il 18%.
  • E’ possibile incrementare i salari nelle aziende in cui non ci sono profitti? La risposta dovrebbe essere no, ma le dinamiche retributive osservate dimostrano il contrario. E questo sicuramente non ha giovato alla tenuta del sistema produttivo.
  • Non pensiamo a modelli particolari, a schemi contrattuali complessi. Cerchiamo di introdurre un principio semplice che potrebbe apparire persino un’ovvietà: distribuire la ricchezza se è stata prodotta, dove è stata prodotta e dopo che è stata prodotta.
  • Siamo i primi a voler aumentare le retribuzioni. E’ il nostro obiettivo. Vogliamo farlo però in una maniera “sana” attraverso la condivisione dei risultati raggiunti. Anche questa è partecipazione: responsabilizzazione, condivisione di obiettivi e risultati.
  • E’ impossibile oggi continuare a riconoscere incrementi a tutti senza tener conto delle differenti condizioni delle aziende e delle persone.
  • Il CCNL deve avere una funzione innanzitutto di garanzia.
  • Garantire che il 100% dei lavoratori abbia un salario adeguato all’andamento del costo della vita, incrementando quindi tutte le retribuzioni individuali inferiori ai minimi di garanzia che verranno aggiornati ogni anno ex post.
  • Garantire che al 100% dei lavoratori venga distribuita la ricchezza prodotta, dopo che è stata prodotta. Per questo abbiamo previsto un importo minimo annuale (260€) da destinare a forme di retribuzione variabile o in alternativa a welfare e formazione.
  • Si tratta di uno schema che non solo tutela quelle imprese che non producendo ricchezza sono nella oggettiva impossibilità di aumentare ulteriormente le retribuzioni, ma che consente anche ai lavoratori di ricevere aumenti salariali reali più elevati grazie alla tassazione agevolata dei premi di risultato (10%) e/o del welfare (da 0 fino ad un massimo del 10%) rispetto alla tassazione ordinaria degli incrementi contrattuali mediamente pari al 38%.
  • Perché se è vero che le retribuzioni nominali sono cresciute in misura di gran lunga superiore rispetto al costo della vita è anche vero che una parte significativa del potere di acquisto è stata erosa dal fiscal drag.
  • La nostra proposta vuole difendere le imprese e tutelare il reale potere di acquisto delle persone utilizzando tutti quegli strumenti previsti dalla legislazione vigente che consentono di abbattere in maniera sostanziale il cuneo fiscale.
  • Garantire al 100% dei nostri dipendenti una copertura sanitaria estesa anche ai loro familiari e a totale carico delle Aziende attraverso il fondo mètaSalute.
  • Si tratta di una tutela di grande importanza non soltanto dal punto di vista sociale in un momento in cui la sanità pubblica sta “arretrando”, ma anche per l’aspetto economico, considerando che sul mercato una copertura assicurativa di questa natura ha un costo superiore a 700 euro. Non sono neanche previste nel nostro caso limitazioni in entrata per età e/o stato di salute dell’assicurato a differenza di ciò che viene richiesto ai privati.
  • Questa tutela verrà riconosciuta anche ai lavoratori in cassa integrazione ed in mobilità offrendo per la prima volta in maniera generalizzata una copertura sanitaria senza oneri a coloro che versano in situazione di maggiore difficoltà.
  • Pensiamo quindi al futuro dei nostri collaboratori con l’assistenza sanitaria integrativa ma anche con un sostanziale potenziamento della previdenza complementare, prevedendo l’incremento della contribuzione a carico delle aziende che passerebbe dall’attuale 1.6% della retribuzione al 2%. Non solo. Daremo la possibilità ai dipendenti di beneficiare del contributo aziendale con un contributo minimo pari all’1,2% superando quindi il principio di “pariteticità”.
  • Il contributo aziendale per la previdenza complementare aumenterà in una sola tornata contrattuale in misura quasi pari all’incremento maturato in circa 20 anni.
  • Garantire la formazione continua al 100% dei nostri collaboratori grazie ad un diritto soggettivo riconosciuto a ciascuno. Il diritto ad almeno 24 ore di formazione nel triennio con un contributo aziendale pari a 300 euro per partecipare a corsi nel caso di esercizio del diritto da parte del singolo, qualora cioè il lavoratore non sia stato già inserito nei piani formativi da parte dell’Azienda.
  • Si tratta di un passaggio culturale epocale. Passare da un concetto di costo a quello di investimento sulla persona.
  • Una proposta organica con soluzioni equilibrate per un Contratto Collettivo Nazionale sostenibile.
  • Per Garantire il futuro delle nostre Imprese e delle nostre Persone.

I 6 punti del rinnovamento contrattuale