Conosciamo la DSC?

Dottrina Sociale della Chiesa: la necessità di una formazione

Quando si parla di formazione alla Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) il più delle volte si incontrano reazioni contrastanti: chi dice di conoscerla, chi invece non ne ha mai sentito parlare… quindi a che punto siamo realmente?
Eppure si dovrebbe cominciare a ragionare in un’altra prospettiva: quella per cui lo sforzo di educare a una testimonianza nella vita civile e sociale a partire dalla fede, oltre ad essere legittimo, è anche richiesto dalla fede stessa. La caratteristica fondante di un percorso di formazione alla DSC è la necessità di rendere presente che dietro di essa c’è molto di più che un semplice discorso sulla società. C’è anzitutto il deposito della fede così come dell’insegnamento morale della Chiesa e della Tradizione.
è necessario che, in questi tempi, soprattutto all’interno dei cammini di formazione ecclesiali, sia ridato nuovo impulso a questo senso “alto” della Dottrina Sociale, altrimenti, senza un forte radicamento in Cristo, si rischia di cadere in una forma di dialogo indistinto e di gioco al ribasso. La laicità cristiana si caratterizza infatti come capacità tipica del credente di vivere nella società con un’appartenenza piena, che non tralasci però di curare le necessità della coscienza cristiana formata. Rifarsi alla centralità della figura di Cristo nella formazione delle coscienze significa garantire che la dimensione evangelica sia quella che realmente purifica, comprende ed esalta i valori umani.
Questo tipo di formazione permette a tutti, e soprattutto a chi si muove come laico all’interno della società, di vivere “con” fede e “di” fede senza preoccuparsi di compiere gesti eclatanti, ma di essere segno di contraddizione nella semplice vita quotidiana.
Non dimentichiamo infatti come tra i compiti principali della DSC ci sia quello di farsi strumento di evangelizzazione e mezzo missionario attraverso cui la novità cristiana si inserisce nelle realtà temporali. Sottolineare tale novità significa anche esaltare la dimensione laicale della testimonianza di ogni battezzato.

Leggi tutto l’articolo di Chiara Franco, direttore  dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro, su La Libertà del 27 febbraio

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