Gioacchino, il teologo rivalutato

Monsignor Tondelli dedicò alla sua opera interi anni di studio

Con questa puntata, interamente dedicata a Gioacchino da Fiore, proseguiamo nella pubblicazione dello studio di Luigi Rigazzi sul tema “L’eresia”. La parte introduttiva è su La Libertà del 23 gennaio scorso.
… e lucemi (d)a lato
il calavrese abate Gio(v)a(c)chino
di spirito profetico dotato.

Con questi solenni tre versi, nel canto XII, versetti 139 -141, Dante colloca nel cielo del Sole, fra i Dottori della Chiesa, lo scomunicato ed eretico Abate, da lui considerato un grande teografo perché insegnava la dottrina di Dio con le sue dotte speculazioni. Per capire l’ammirazione di Dante per Gioacchino da Fiore basti pensare che le altre figure erano presentate sempre soltanto con il nome e qualche attributo, mentre per Gioacchino egli spende ben tre versi.
Gioacchino nacque a Celico nel 1130. Figlio di una famiglia benestante, è attratto dalla vita religiosa sin da fanciullo. Dopo un viaggio in Oriente con una visita a Gerusalemme e a Bisanzio, al rientro nel 1152 entrò nel convento di Santa Maria di Sambucina. Nel 1168 prese i voti, e già era notissimo per i suoi studi biblici, con varie pubblicazioni al suo attivo. Nel 1177 fu nominato Abate del monastero di Corazzo, dove produsse alcune delle sue opere più importanti come la Cetra delle dieci corde, Interpretazione dell’Apocalisse e La Genealogia, opere che ebbero l’imprimatur di Roma. Nel 1182 si ritirò nell’abbazia di Calamari, per dedicarsi completamente allo studio dei testi biblici 1.
Il 25 agosto del 1196, nel suo nuovo eremitaggio a Fiore sulla Sila, che da quel momento fu chiamata San Giovanni in Fiore, con l’approvazione di papa Celestino III fondò l’Ordine del Florensi. Nel 1200 sottopose tutte le sue opere all’approvazione di papa Innocenzo III. Morì due anni più tardi, a Pietrafitta.
Nel 1225 il IV Concilio Lateranense, condannò l’opinione che l’abate aveva del teologo Pietro Lombardo. Ma ai nostri giorni il suo ruolo nella Chiesa è certamente rivalutato. Secondo Riccardo Succuro “è un teologo della storia, un esegeta biblico ed un riformatore monastico. Nella storia del pensiero cristiano, Gioacchino emerge all’interno del gruppo di teologi della storia, i quali hanno cercato di fornire una ricostruzione complessiva dell’intero processo storico fondandosi sul messaggio biblico” 2.

Continua a leggere il testo integrale dell’articolo di Luigi Rigazzi su La Libertà del 30 gennaio

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