Guastalla piange Fabio Pasini educatore appassionato, cristiano vero

Un’eredità di dedizione e servizio. Affollatissime e toccanti le esequie

È arrivato fin sulla soglia di questo Anno giubilare che proprio in questi giorni si apre, Fabio Pasini. Senza poterla varcare (…qui sulla terra no, ma in cielo certamente), quella “Porta santa” che milioni di fedeli, in tutto il mondo, attraverseranno per riscoprire il Dio della gioia, che sarà lì, ad un passo, ad attenderli, facendo loro sperimentare in modo più forte il calore del suo abbraccio e facendo riscoprire la larghezza del suo perdono. Ma Fabio, nell’arco della sua vita – pur spezzata così, di colpo, fra lo sgomento della moltitudine di amici e persone care che ha lasciato -, ugualmente ha vissuto, incarnato e testimoniato la dimensione della Misericordia. E respirandola per primo poteva comunicarla agli altri, nella concretezza dei piccoli incontri e gesti e delle mansioni quotidiane che svolgeva, da marito e padre, da educatore appassionato, da allenatore e sportivo, da uomo di valori – solidi, concreti ed “alti” insieme – quale era; infine, da semplice cristiano, sempre presente ovunque gli fosse richiesto.
Prima di essere chiamato al cospetto del Padre, Fabio è stato tutto questo, con sincerità, con intima convinzione. Un punto di riferimento per moltissimi, una di quelle figure che… quasi stenti, adesso, a concepire e raffigurarti la comunità di cui era parte senza la sua presenza. Disponibile, accogliente, capace di sorriso, nel vero spirito di servizio che solo una dedizione al Signore sempre rinnovata, fedele, mai titubante – ed un “sì” ripetuto ogni giorno nel profondo del cuore – può restituire con frutti di trasparenza e serenità che chiunque poteva constatare.
Era affollata davvero come non mai la chiesa dei Servi di Guastalla, la mattina del 4 dicembre, pur dopo due serate di “pellegrinaggio” pressoché ininterrotto, per il rosario o anche soltanto per un semplice saluto, dinanzi alle spoglie di questo amico, “familiare” a tutti, nella camera ardente allestita – per una felice intuizione di don Gionatan Giordani – proprio tra i muri di quell’Oratorio che Fabio tanto aveva amato, sua “seconda casa”.

Leggi il testo integrale dell’articolo di Matteo Gelmini su La Libertà del 12 dicembre

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