Cinquanta ricette dalla profondità della storia cristiana

Un sorprendente viaggio gastronomico emerge dal libro «Mangiare da Dio» scritto da don Andrea Ciucci e monsignor Paolo Sartor

Nel suo libro “Lo zen e la cerimonia del tè”, Kakuzo Okakura sostiene che l’uomo primordiale trascende la sua condizione di “bruto” offrendo la prima ghirlanda di fiori alla sua fanciulla e diventa “umano” elevandosi al di sopra dei suoi bisogni primitivi, intuendo e apprezzando il valore dell’inutile o, almeno, del non indispensabile. Parafrasando questa affermazione si potrebbe aggiungere che, in parallelo o forse ancora prima, l’uomo è diventato tale anche quando ha smesso di nutrirsi per sopravvivere, e ha ampliato il proprio orizzonte scoprendo il gusto del mangiare, di combinare e armonizzare profumi, aromi, sapori.
L’arte gastronomica intesa come segno di evoluzione antropologica e culturale e anche – se il rapporto tra l’uomo e la divinità si declina da sempre attraverso mediazioni simboliche – come fenomeno non estraneo all’esperienza di fede.

Leggi tutto l’articolo di  Giovanna Pasqualin Traversa su La Libertà del 25 luglio

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