Il vescovo Caprioli ricorda la beata Scopelli

La Cattedrale ha celebrato con particolare solennità giovedì 9 luglio la festa della beata Giovanna Scopelli, “la più reggiana dei nostri santi, la più santa dei reggiani”, il cui corpo è conservato – dagli inizi del sec. XIX – in un’urna d’argento collocata ai piedi dell’altare della Cappella Rangone.

La prima Santa Messa del mattino è stata presieduta dal vescovo emerito Adriano Caprioli, che nell’omelia ha focalizzato i temi della contemplazione e dell’azione prendendo spunto dal brano del Vangelo di Luca che racconta l’incontro di Gesù con Marta e Maria.

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Il vescovo Caprioli di fronte all’altare che conserva le spoglie della beata

 

La mattinata era stata aperta alle ore 6.15 con l’Ufficio di Lettura e Lodi, animati dalla Congregazione Mariana delle Case Carità.

Marta, la prima delle due sorelle ad accogliere in casa il Maestro, è l’icona del servizio, dell’ospitalità, dell’accoglienza esercitata da tante persone: una dedizione generosa, nascosta e quanto mai preziosa.

Anche la beata Scopelli ha ricevuto la chiamata a servire il Signore, ma dapprima l’ha fatto in casa aiutando i genitori, poi ha costituito una comunità monastica.

Esiste dunque una profonda unità tra le due vocazioni: contemplazione e servizio; infatti servizio agli altri e ascolto della Parola sono due immagini dell’unica Chiesa; sono i segni della vita attiva e della vita contemplativa, della preghiera e dell’azione che si compenetrano.

Monsignor Caprioli ha anche sottolineato come sia necessario riflettere e formarsi su figure della santità popolare, battesimale, quale è stata la Beata Giovanna Scopelli; d’altronde ogni battezzato è un consacrato, come aveva ricordato don Romano Zanni.

La processione dei celebranti e dei fedeli alla cappella Rangone, dove è conservata l’urna con le reliquie della Beata, è stata conclusa dalla recita della dossologia appositamente composta in onore della Scopelli da monsignor Guerrino Orlandini, di cui il 3 luglio scorso ricorreva il centenario della nascita.

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Monsignor Caprioli e don Casini

 

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