Francesco ricorda il genocidio degli armeni

Se l’Italia ricorda quest’anno il centenario dell’entrata in guerra nel primo conflitto mondiale – l’inutile strage, il suicidio dell’Europa, come lo definì Benedetto XV -, gli Armeni fanno memoria di un altro orrendo centenario: quello dell’eccidio del loro popolo perpetrato dall’Impero Ottomano, che nel 1915 era schierato a fianco degli Imperi Centrali.
Proprio domenica scorsa, 12 aprile, nel suo messaggio al popolo armeno Papa Francesco ha affermato: “Un secolo è trascorso da quell’orribile massacro che fu un vero martirio del vostro popolo, nel quale molti innocenti morirono da confessori e martiri per il nome di Cristo” – come si legge nella Dichiarazione comune di Giovanni Paolo II e Karekin II, pronunciata ad Etchmiadzin il 27 settembre 2001).

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Un’immagine della Messa per i fedeli in Rito Armeno

E ha agguiunto: “Non vi è famiglia armena ancora oggi, che non abbia perduto in quell’evento qualcuno dei suoi cari: davvero fu quello il Metz Yeghern, il “Grande Male”, come avete chiamato quella tragedia. In questa ricorrenza provo un sentimento di forte vicinanza al vostro popolo e desidero unirmi spiritualmente alle preghiere che si levano dai vostri cuori, dalle vostre famiglie, dalle vostre comunità”.
Parole che hanno scatenato le ire di Erdogan e del governo di turco, colpito nel vivo, che non ha mai voluto sentir definire quelle stragi – centinaia di migliaia furono le vittime, uomini e donne di ogni età – “un genocidio”, anzi il primo genocidio del sec: XX.
L’occasione per tale messaggio di Bergoglio è stata la proclamazione a Dottore della Chiesa di san Gregorio di Narek, monaco del X secolo, che più di ogni altro ha saputo esprimere la sensibilità del popolo armeno , dando voce al grido, che diventa preghiera, di un’umanità dolente e peccatrice, oppressa dall’angoscia della propria impotenza ma illuminata dallo splendore dell’amore di Dio e aperta alla speranza del suo intervento salvifico, capace di trasformare ogni cosa. La vocazione cristiana degli Armeni è antichissima; risale al 301, anno in cui san Gregorio l’Illuminatore guidò alla conversione e al battesimo l’Armenia, la prima tra le nazioni che nel corso dei secoli hanno abbracciato il Vangelo di Cristo. Quell’evento spirituale ha segnato in maniera indelebile il popolo armeno, la sua cultura e la sua storia.

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Papa Francesco ha aggiunto: “Questa fede ha accompagnato e sorretto il vostro popolo anche nel tragico evento di cento anni fa che”; il papa Benedetto XV si prodigò fino all’ultimo per impedirlo, riprendendo gli sforzi di mediazione già compiuti dal Papa Leone XIII di fronte ai funesti eventi degli anni 1894-96. Egli scrisse il 10 settembre 1915 al sultano Maometto V implorando che fossero risparmiati tanti innocenti e fu ancora lui che, nel Concistoro Segreto del 6 dicembre 1915, affermò con vibrante sgomento: Miserrima Armenorum gens ad interitum prope ducitur.
Il Santo Padre muovendo da quel genocidio richiama l’attenzione del mondo sulle odierne persecuzioni e stragi di cristiani: ”Fare memoria di quanto accaduto è doveroso non solo per il popolo armeno e per la Chiesa universale, ma per l’intera famiglia umana, perché il monito che viene da questa tragedia ci liberi dal ricadere in simili orrori, che offendono Dio e la dignità umana. Anche oggi, infatti, questi conflitti talvolta degenerano in violenze ingiustificabili, fomentate strumentalizzando le diversità etniche e religiose. Tutti coloro che sono posti a capo delle Nazioni e delle Organizzazioni internazionali sono chiamati ad opporsi a tali crimini con ferma responsabilità, senza cedere ad ambiguità e compromessi”.

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