Gesù si abbassa per farci umili

L’omelia di Monsignor Massimo Camisasca per la santa Messa in Coena Domini – Cattedrale di Reggio Emilia, 2 aprile 2015.

Cari fratelli e sorelle,

sulla terra Gesù ha parlato molte volte attraverso dei gesti, altre volte attraverso racconti, parabole, esortazioni. Spesso troviamo sulle sue labbra questa espressione, che anche questa sera vediamo riportata dal Vangelo: avete capito? Avete capito quello che ho fatto per voi?(cfr. Gv 13,12). La Chiesa, che ci fa rivivere il giovedì di Gesù, sia nell’istituzione dell’Eucarestia che nella lavanda dei piedi, ci domanda: “Capite quello che Gesù ha fatto per noi?”.

Cerchiamo di rispondere assieme, chiedendo allo Spirito la luce interiore necessaria a comprendere dall’interno la persona di Cristo e la sua azione.

Gesù sta vivendo le ore più intense della sua vita sulla terra, quelle in cui si riassume tutto il senso e il peso della sua missione. Era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre eallora li amò sino alla fine (cfr. Gv 13,1).

Cerchiamo di immedesimarci con i pensieri e sentimenti del Maestro. Aveva lasciato la gloria, la luce del cielo, per amore degli uomini. Perché li vedeva così tristi nei loro peccati, così lacerati e offesi nelle loro guerre, così confusi nelle menzogne del mondo, da non poter più resistere. Dice san Paolo: lasciò la sua gloria e assunse la nostra debolezza (cfr. Fil 2,6ss) perché la nostra debolezza fosse vinta. La tristezza lascerà posto alla gioia, la divisione alla pace, la menzogna alla verità.

Ora ha compiuto la sua missione. Sta per tornare al Padre. In tre giorni tutto il mistero dello scambio tra la sua divinità e la nostra umanità si compie interamente. Passione, morte e resurrezione. Ma prima condensa in queste ore del giovedì un’azione che anticipa e spiega ciò che verrà poi: lavanda dei piedi e istituzione dell’Eucarestia. Tutto nel contesto di una cena d’addio. Una cena di festa è un luogo di condivisione, materiale e spirituale. Ma talvolta anche è anche un luogo dove emergono tensioni e non sopiti rancori. Così è anche in questa cena: emerge la divisione di Giuda dal suo amico e Signore ed emerge la pacata consapevolezza del Messia che la croce si sta avvicinando, ma, con essa, la comunione tra i suoi, inizio e sacramento della comunione offerta a tutti gli uomini di ogni tempo.

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Un’immagine della Messa in Coena Domini 2014

Come in un microcosmo vediamo il macrocosmo della storia dell’universo: lavanda dei piedi ed Eucarestia sono la realizzazione in anticipo di ciò che verrà poi e assieme ci proiettano verso il futuro del mondo.

La risposta di Gesù a Pietro, che vuole sottrarsi al misterioso gesto di umiltà, anzi di umiliazione del Maestro, è la chiave di tutto. Se non ti laverò non avrai parte con me (Gv 13,8).Gesù è venuto per aver parte con noi, perché noi avessimo parte con lui. Una parola molto usata oggi, e perciò anche impoverita, può tradurre questo “avere parte”: condividere. Gesù è venuto a condividere la nostra vita perché noi potessimo condividere la sua. Per questo lava i piedi: per condividere la nostra condizione di schiavi del male, per insegnarci a condividere la vita dei nostri fratelli, curvandoci sulle loro piaghe, ma anche per svelarci che se non ci lasceremo lavare non potremo partecipare alla comunione con lui.

Gesù si abbassa per insegnarci l’umiltà ed essa comprende anche il dolore per i peccati e la domanda a Dio di perdonarci. Prima di introdurli all’Eucarestia Gesù lava i peccati dei suoi apostoli.

E poi umiltà del nascondimento nel pane e nel vino, l’umiltà del suo farsi cibo! Senza lavanda dei piedi forse non capiremmo l’Eucarestia e senza Eucarestia non avremmo la forza per vivere la lavanda quotidiana, la quotidiana condivisione delle esistenze vicine e lontane.

Quello che io faccio, ora non lo capisci. Lo capirai dopo (Gv 13,7) Sì, Pietro, perché dopo lo tradirai. E allora capirai quanto è necessaria l’acqua del perdono, quanto sono necessarie le lacrime del pentimento, quanto è necessario il sangue del sacrificio.

Chiediamo dunque questa sera a Gesù di introdurci a comprendere, ma non solo con la testa, con tutto noi stessi, la sua donazione per noi, la sua sete di comunione, così da viverla e contagiarla dovunque noi siamo.

Amen.

+ Massimo Camisasca

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Un’immagine della Messa in Coena Domini 2014