Reggio Emilia, roccaforte neutralista

Le celebrazioni per il centenario della prima guerra mondiale spesso trascurano il fatto che l’ingresso dell’Italia in guerra fu l’esito di una aspra “contesa” nazionale.

In Italia la guerra non nacque dall’impeto degli eventi ma fu il risultato di un processo che comportò una dura contrapposizione tra neutralisti e interventisti. Il neutralismo, frammentato tra componenti avverse tra loro (liberali, cattolici, socialisti e anarchici) non seppe presentarsi come un movimento organizzato e le divisioni tra le varie componenti ne ridussero la forza.

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Le diverse forme di neutralismo a Reggio Emilia alla vigilia della grande guerra saranno oggetto di una conferenza dello storico Alberto Ferraboschi nell’ambito di un ciclo di iniziative sulla prima guerra mondiale intitolato
Cento anni dopo la prima Guerra Mondiale (1915-1918): Inutile strage o sacrificio per la Patria ? promosso dal Circolo di Cultura “Toniolo” assieme a ANSPI, ANTEAS, UCIIM, Parrocchia di Rivalta, AIMC, CIF, Club per l’UNESCO, ALPI-APC con il patrocinio del Comune di Reggio, di ISTORECO e dell’UNUCI .
L’incontro sul tema:
Una roccaforte neutralista: l’opposizione alla guerra a Reggio Emilia (1914-1915)
si svolgerà martedì 3 marzo alle ore 17.45 al centro Giovanni XXIII in via Prevostura 4 a Reggio Emilia.
Con Alberto Ferraboschi dialogherà lo storico Fabio Montella, studioso della Grande Guerra a Modena.

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All’interno del panorama politico italiano Reggio Emilia fu una delle principali roccaforte neutraliste, anche per il forte radicamento del socialismo prampoliniano che sosteneva posizioni pacifiste. Al grido di “abbasso alla guerra” la provincia reggiana tra l’estate del 1914 e il maggio del 1915 fu segnata da comizi, pronunciamenti, manifestazioni pacifiste che invocavano la neutralità italiana.

A Scandiano ed a Reggio Emilia le agitazioni finirono in scontri sanguinosi con le forze dell’ordine e l’“eccidio di Reggio” del 25 febbraio 1915 seguito al comizio dell’irredentista trentino Cesare Battisti ebbe ampia risonanza nazionale. Altrettanto rilevante fu poi la mobilitazione delle masse cattoliche che, con processioni, funzioni religiose e pellegrinaggi per la pace, testimoniarono la volontà di evitare la guerra.