Il “Re nudo” e il non coraggio della verità

L’ inutile devastazione della bretella Campogalliano-Sassuolo

Sembra proprio che la tanto discussa bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo tra l’ autostrada del Brennero e la Pedemontana si farà. In realtà discutile Bretella, visto l’anestizzante “pensiero unico” da tempo sostenuto dalla prevalente informazione, associazioni di categoria e tradizionali forze politiche nonostante la nuova realtà viaria degli ultimi anni.

Pertanto, chi riteneva che un Paese prostrato dalla crisi dovesse almeno rivedere le priorità degli investimenti pubblici finalmente “liberati” dal decreto “Sblocca Italia” di Renzi si dovrà ricredere, poichè la bretella è rientrata fra quelli di “preminente interesse strategico” ed il rinnovo della concessione alla Società Autobrennero ha rappresentato l’anello di scambio per la realizzazione dell’ opera tramite la società AutoCs per un importo di oltre 500 milioni di euro, dei quali 215 di contributo pubblico in conto capitale. E tale società (al cui vertice è stato collocato l’ex presidente della “soppressa” provincia di MO) rappresenta un’associazione di aziende per l’ appunto costituita tra l’ Autostrada del Brennero ed altre società costruttrici, in primis Pizzarotti e Coopsette.

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Le verità non dette

La bretella autostradale quindi si farà nonostante il progetto risalga a decenni or sono e nel frattempo sia stata realizzata la superstrada veloce a 4 corsie Modena-Sassuolo a distanza di soli 5 km, oltre al potenziamento della Provinciale sulla sponda reggiana del Secchia con la tangenziale di Salvaterra. E pure nonostante il calo di produzione e traffico intervenuto nel corso degli anni da parte delle aziende ceramiche costrette più alla qualità che non alla quantità per reggere alla concorrenza di un mercato sempre più internazionale che si presidia soprattutto con nuovi stabilimenti di produzione esteri. Pertanto, è presumibile che il “vantaggio competitivo” della bretella si ridurrà al recupero di qualche minuto nella percorrenza di un traffico pesante su gomma da sempre colonizzato dai vettori esteri per la pratica di vendita franco fabbrica, mentre proseguirà il caotico traffico di mezzi all’interno del distretto (principale causa di inquinamento) per la mancanza di una logistica del trasporto per il completamento dei carichi, la spedizione via ferrovia delle merci e l’ arrivo di materia prima.

In passato, infatti, è naufragato ogni progetto che avrebbe persino beneficiato dei contributi europei per la creazione di centri di raccolta e smistamento merce (progetto “Demetra”) e di potenziamento dello scalo di Dinazzano, mentre non verrà realizzato il collegamento ferroviario fra tale scalo e quello nuovo di Marzaglia, col rischio del suo definitivo sottoutilizzo per la concorrenza che eserciterà la bretella autostradale. Prosegue così una continuità fra la “vecchia” e la “nuova” politica: la realizzazione di infrastrutture viarie giustificate con la retorica dell’“obiettivo strategico” del trasporto merci via ferrovia, ovviamente mai conseguito.

E la bretella non contribuirà neppure al recupero urbanistico di identità che una città come Sassuolo fortemente necessiterebbe in linea con l’ eccellenza raggiunta dalla sua industria. Non solo: essendo la bretella a pagamento, il traffico abituale continuerà a riversarsi sull’ attuale gratuita diffusa viabilità, col rischio che fra qualche anno (come già verificatosi per altri tratti autostradali sottoutilizzati nel Nord-Italia) la società concessionaria ricorra allo Stato per i mancati introiti rispetto al previsto traffico, secondo il principio sempre praticato per cui: “l’utile è privato, mentre il deficit è pubblico”, cioè di tutti noi.

La devastazione ambientale

Come tutto ciò non bastasse, si sottolinea il devastante impatto ambientale che ne deriverà poichè la bretella sarà costruita a ridosso di un fiume, il Secchia, per gran parte dentro i suoi ambiti di rispetto attraversando zone molto vulnerabili dal punto di vista idrogeologico, due siti di importanza naturalistica e persino le zone di rispetto dei campi acquiferi di Marzaglia che alimentano la città di Modena, aspetti del tutto sconosciuti alla cittadinanza.
E ciò grazie ad una precedente Valutazione di Impatto Ambientale eseguita ancor prima che fossero realizzati, sempre in località Marzaglia, sia i poli estrattivi di ghiaia (i più grandi a livello regionale) che il nuovo autodromo di Modena su un’ area in origine destinata a verde pubblico.
Non essendo cioè stata aggiornata, tale valutazione non ha tenuto conto degli ulteriori pesanti impatti sul territorio nel frattempo generati che, se considerati nel loro complesso, molto probabilmente avrebbero pregiudicato la costruzione dell’opera. A parte un nuovo raccordo viario con lo scalo di Marzaglia, non sarebbe pertanto doveroso che l’intera comunità si interrogasse realmente se la bretella autostradale possa ancora essere considerata indispensabile? Perchè investire soldi pubblici in infrastrutture stradali non più utili quando gli enti locali non sono nemmeno più in grado di garantire la manutenzione ordinaria delle strade? Come giustificare tali devastazioni ambientali in un paese come l’Italia con il più alto spreco di territorio (il doppio della media europea) e motorizzazione per abitante, con un trasporto merci su ferrovia da terzo mondo? E pochi purtroppo sanno che la pianura padana è una delle zone più inquinate d’ Europa da traffico stradale.

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Le alternative

In uno stato che voglia essere minimamente efficiente e solidale, dove la ferrovia a doppio binario, parafrasando il Verga, “si è fermata ad Eboli”, i soldi pubblici non dovrebbero essere meglio spesi? Magari nell’ estensione della rete ferroviaria al Sud o in supporto della crescita delle piccole aziende per rafforzare la struttura industriale del Paese? Oppure, per non rinunciare al contributo pubblico sul nostro territorio, in progetti molto più utili in termini economici e dell’occupazione, in aiuto alle zone terremotate, alluvionate e al recupero del territorio montano? E perchè non procedere alla razionalizzazione logistica del trasporto all’interno del distretto ceramico ed al collegamento ferroviario fra gli scali merci di Marzaglia e Dinazzano? In realtà, nonostante la totale disinformazione, credo stia maturando nell’ opinione pubblica l’idea (pure in alcuni imprenditori ceramici più impegnati nella frontiera della bioedilizia) che la bretella autostradale nella nuova realtà viaria sia ormai superflua; idea, tuttavia, che stenta a manifestarsi perchè non è opportuno e “politicamente corretto” dissociarsi pubblicamente dall’ anestizzante “pensiero unico”. Ma qualcuno fuori dal “coro”, anche solo per testimonianza culturale, deve pur esserci. Perchè non dobbiamo illuderci: il clima e l’idrogeologia non sono una scienza esatta, ed anche se l’uomo rimuovere facilmente la memoria delle proprie responsabilità, non è così per l’ ambiente che nel tempo non perdonerà per non avergli dato voce.

Ed è la responsabilità che il sottoscritto -non da oggi- non vuole assumersi, perchè come ci ricorda un saggio proverbio africano “noi non ereditiamo la terra dai nostri padri, ma la prendiamo in prestito dai nostri figli”. E, nel concreto, ciò richiede nuova cultura e stili di vita. Purtroppo, la grave carenza culturale e di valori della società attuale non aiuta a risolvere una crisi aggravata da atavici mali italiani che ancora non vogliamo riconoscere ed abbandonare, a partire dal dilagante conformismo e dalla mancanza del senso di comunità e del bene comune. Ma il nostro Paese può avere un futuro solo se avrà il coraggio della verità. Da ciò il titolo del mio contributo: peccato non basti l’ innocenza di un bambino -come nell’ immaginario “Re nudo”- a farci prendere atto della realtà, ma occorra la consapevolezza di tutti.

Gianbattista Messori