Essere donatori, diventare eroi

Il trapianto di midollo osseo costituisce l’unica cura possibile per molte malattie del sangue, come leucemie, linfomi, patologie autoimmunitarie che spesso si manifestano con quadri clinici estremamente gravi e complessi. Nella maggior parte dei casi la donazione di midollo sano rappresenta l’unica speranza di guarigione. E per diventare donatore di midollo osseo basta davvero poco: avere un’età compresa tra i 18 e 35 anni, godere di buona salute generale, sottoporsi ad un piccolo prelievo di sangue nel centro trasfusionale ospedaliero più vicino. Oggi, addirittura, è possibile eseguire la “tipizzazione” anche attraverso la saliva mediante l’utilizzo di un semplice kit.

Tuttavia, il numero dei donatori è insufficiente rispetto alle richieste: solo un donatore su 100mila risulta pienamente compatibile.

Informare per comprendere la facilità con cui è possibile compiere un piccolo miracolo e salvare una vita con un grande gesto è l’obiettivo del convegno, aperto al pubblico, dal titolo “Diventa donatore di midollo osseo, diventa un eroe sconosciuto” che si terrà sabato 7 febbraio, alle ore 10, presso l’Aula Magna “P. Manodori” dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (in viale Allegri 9).

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L’invito all’evento

Promosso da Lions Club Reggio Emilia La Guglia-Matilde di Canossa, con la partecipazione del Lions Canossa Val d’Enza e Lions Regium Lepidi e Cispadana, e patrocinato da Arcispedale Santa Maria Nuova, Grade e Admo, l’evento è organizzato grazie al concreto e generoso supporto di alcuni medici del nostro Arcispedale che ogni giorno si scontrano con la difficoltà di trovare donatori compatibili.

Per tanti anni, infatti, si è ritenuto che gli unici donatori potessero essere i familiari immunogeneticamente compatibili con il paziente. Tuttavia, meno del 30% dei malati trova nel proprio contesto familiare questa opportunità; tutti gli altri devono rivolgersi ai “Registri dei donatori volontari di midollo osseo” che arruolano ormai più di 20 milioni di donatori, oppure alle “Banche di raccolta e conservazione del sangue placentare” che rendono disponibili circa 600mila unità di sangue placentare nel mondo. Attualmente la probabilità di trovare un donatore compatibile in questi registri non va oltre il 15 %.

Il percorso tecnico e umano che conduce alla decisione di diventare un eroe sconosciuto, come cita il titolo dell’iniziativa, cioè donatore di midollo osseo, sarà affrontato nel corso del convegno che si aprirà con i saluti di Cristina Campari, presidente Lions Club Reggio Emilia La Guglia-Matilde di Canossa, e di Enrico Malucelli, governatore del Distretto 108 Tb.

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Programma del convegno

Le relazioni del dottor Francesco Merli, del reparto di Ematologia dell’Arcispedale Santa Maria Nuova, “A cosa serve il trapianto del midollo osseo”, e la toccante testimonianza di Michele Storchi che esporrà “Il punto di vista di chi riceve il trapianto”, moderate dal dottor Giorgio Mazzi, direttore sanitario dell’Arcispedale cittadino, apriranno la sequenza degli interventi che proseguiranno con il dottor Roberto Baricchi, direttore della Struttura complessa di Medicina trasfusionale dell’Arcispedale reggiano, che illustrerà le “Tecniche di raccolta e processo di banking delle cellule staminali”, quindi toccherà a Nadia Berra spiegare il “Punto di vista di chi dona il midollo osseo”. La presidente regionale di Admo (Associazione donatori midollo osseo), Rita Malavolta, farà infine il punto della situazione sulla “Donazione del midollo osseo: quali sfide e quali frontiere ci aspettano in Regione”.

La mattinata si concluderà con la presentazione  e la premiazione dei progetti scolastici realizzati dagli studenti delle classi 5°A, 5°F, 4° e 5° H del Liceo artistico “Chierici” di Reggio Emilia dedicati al tema della donazione, declinata secondo le diverse discipline artistiche applicate dalla creatività dei ragazzi.

“Il donatore di midollo osseo è un donatore speciale – ha commentato la presidente Lions Club Reggio Emilia La Guglia-Matilde di Canossa Cristina Campari nel presentare l’iniziativa – che, donando una parte di sé in modo gratuito ed anonimo, ha la consapevolezza di essere l’unico a poter contribuire a salvare la vita di un ammalato, spesso un bambino. Ci auguriamo che questo percorso di sensibilizzazione intrapreso dai nostri service club si traduca in una speranza di vita in più per molti pazienti in attesa del loro eroe sconosciuto”.