Verso il Natale pensando alla “casa”

Omelia nella IV domenica di Avvento- Cattedrale di Reggio Emilia, 21 dicembre 2014

Cari fratelli e sorelle,
siamo giunti ormai ai giorni che precedono immediatamente il Santo Natale. Vorrei ripercorrere con voi i passi che assieme abbiamo fatto per giungere fin qui, per poi introdurvi all’ultimo tema delle nostre catechesi.

“Essere svegli” è stato il primo avvertimento che abbiamo colto in preparazione al Natale. Occorrono gli occhi del cuore bene aperti per catturare le nostre domande, le nostre necessità, le nostre attese. Solo un cuore sveglio può vedere ed accogliere il Signore che passa e ci raggiunge.
Nello stesso tempo, egli ci chiede di essere i collaboratori della sua venuta. Non dobbiamo soltanto preparargli la strada dentro di noi. Ci è chiesto anche di essere suoi annunciatori e testimoni in mezzo agli uomini. La fede è un dono che iniziamo a comprendere quando lo trasmettiamo.
In questo modo entriamo in una dimensione più autentica della vita, meno superficiale, che ci permette di scoprire quali sono le cose fondamentali su cui poggiare la nostra esistenza. Scopriamo di non essere soli, scopriamo che tutto ha un peso e un significato, anche il dolore e la prova. C’è una nota di letizia nel fondo di ogni vita cristiana. Essa non è la gioia superficiale e vuota, non si esprime necessariamente in risate, ma piuttosto nella serenità del volto e nella pace del cuore.

Siamo così giunti all’ultima parola. La trovo nel testo del libro di Samuele che abbiamo ascoltato ed anche nell’evento dell’Annunciazione. È la parola casa. Dio costruisce la sua casa in mezzo a noi. Come dirà l’evangelista Giovanni all’inizio del suo racconto: Dio ha posto la sua tenda in mezzo a noi (Gv 1,14).

Non si smetterebbe mai di guardare in faccia questa bella notizia: Dio, colui che ha creato il cielo e la terra, colui che niente può contenere e che nessuno può vedere, è cresciuto nove mesi nel ventre di Maria, è venuto alla luce come nascono i nostri figli, è uno di noi. Come i nostri bambini ha giocato in casa e nel cortile, ha imparato a parlare, si è addormentato ascoltando le storie raccontate dal papà e dalla mamma, ha imparato a cantare ascoltando i salmi cantati da loro, ha avuto degli amici, ha incominciato a lavorare imparando il mestiere di suo padre…

Non si finirebbe mai di pensare alla vita quotidiana di Gesù. Lo si incontrava per la strada e quell’uomo era Dio. Ecco il segreto del Natale: Dio arriva a noi attraverso tutti i particolari della nostra vita, fa casa in mezzo a noi attraverso tante persone.

Vorrei che questa sera ci chiedessimo assieme: le nostre famiglie sono casa di Dio? La sua voce è ascoltata? La sua correzione è desiderata? Nelle nostre case si prega? Si medita la sua parola? Si impara a vivere guardando come Lui ha vissuto? A trattare gli altri e noi stessi come lui ci tratta? Quando Dio se è assente dalle nostre case tutto si oscura e facciamo fatica a riconoscere i fratelli.

Il Natale che torna ci dice che Dio vuole abitare la nostra Terra per renderla una abitazione per l’uomo. Se facciamo spazio a Dio, aiutiamo anche il cambiamento della vita sulla Terra, aiutiamo gli uomini a riconoscersi fratelli, aiutiamo il cambiamento dei cuori, la pace nelle famiglie e fra le nazioni.

Amen

+Massimo Camisasca

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Il Vescovo nella II domenica di Avvento