La lettera pastorale del Vescovo

Da La Libertà del 1°novembre 2014-

In Italia è la prima lettera pastorale monograficamente dedicata al diaconato permanente.
“Il dono del diaconato permanente” – pubblicata da monsignor Massimo Camisasca significativamente in data 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi, diacono – è anche la prima lettera che il pastore scrive alla Diocesi, dopo due anni dal suo arrivo, recapitata per posta a tutti gli abbonati a La Libertà.
“Se il primo aiuto del vescovo sono e restano i presbiteri, ragion per cui bisogna continuare a pregare e ad agire affinché sorgano delle vocazioni presbiterali, tuttavia accanto a loro e insieme a loro operano i diaconi, una forma di collaborazione essenziale per il vescovo per raggiungere i fedeli nelle diverse realtà. Già la Tradizione antica sottolineava come il diacono fosse a titolo speciale «l’orecchio, la bocca, il cuore e l’anima del vescovo» (Didascalia Apostolorum II, 44,4)”, scrive monsignor Camisasca.
Per il Vescovo, quella del diaconato permanente è stata la scoperta di una risorsa importante, nonché una sorpresa, anche considerando la dimensione di questa realtà nella Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla, dove sono 99 i diaconi permanenti attivi, a cui si aggiungeranno otto nuovi confratelli l’11 gennaio 2015.

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La lettera pastorale spedita a tutti gli abbonati del settimanale La Libertà

Eppure la figura del diacono, ripristinata dal Vaticano II dopo secoli di assenza, come annota Camisasca nella lettera, è ancor oggi poco conosciuta, persino nelle parrocchie o unità pastorali in cui è presente.Anche per questo motivo il Vescovo ha dedicato molta attenzione a questa porzione del clero locale, guidando tra Reggio Emilia e Marola una serie di incontri con i diaconi permanenti, i cui argomenti costituiscono la sostanza dei sei capitoli del nuovo documento. Dopo aver parlato del ministero del diacono permanente all’interno della comune chiamata dei figli di Dio, monsignor Camisasca si sofferma sulle relazioni personali che caratterizzano l’intensa giornata di un diacono sposato: il legame nuziale anzitutto, poi la professione lavorativa e le diverse collaborazioni pastorali. L’ultimo capitolo è sul tema della formazione.

Storicamente, occorre ricordare che il ripristino del diaconato permanente da parte del Vaticano II è stato anticipato, proprio a Reggio Emilia, dall’iniziativa carismatica del Servo di Dio don Dino Torreggiani, il fondatore dell’Istituto Servi della Chiesa, di don Alberto Altana, don Mario Prandi, l’inventore delle Case della Carità, e di don Pietro Margini, che fu per trent’anni parroco di Sant’Ilario d’Enza.

“Oggi, a distanza di quasi quarant’anni – afferma il Vescovo – dobbiamo chiederci come la vita diaconale possa proseguire ed essere incrementata”. Fermo restando, precisa, che per giustificare l’ordinazione “non basta che una persona senta una particolare attitudine per i servizi liturgici, non basta la disponibilità ai bisogni di una parrocchia, né un carattere particolarmente favorevole. Sono tutte attitudini necessarie, ma non sufficienti. Occorre guardare più in profondità per cogliere le tracce di una vera chiamata da parte di Dio”. Una vocazione che spetta alla Chiesa, e in particolare al vescovo, discernere.
“Desidero che la vita dei diaconi sia una vera luce per tutta la nostra Chiesa, per tutti gli uomini della nostra terra”, conclude Camisasca, auspicando che dalla comprensione delle linee essenziali della vocazione della vita diaconale nasca una comunione più profonda tra diaconi, presbiteri e laici.

Edoardo Tincani