ALBUM FESTINCONTRO

Proponiamo ai lettori degli articoli sull’inaugurazione e sulla serata con il vescovo Monari.

Su La Libertà del 21 giugno, anche in edizione digitale, il commento del presidente diocesano di Ac e il racconto dell’emozionante serata su Chiara Corbella oltre a tante foto.

 

Inaugurato il 30° Festincontro

IL NONNO DEL VESCOVO DIRIGEVA LA BANDA DEI CARABINIERI

Veramente azzeccata l’idea degli organizzatori del XXX Festincontro – svoltosi dal 12 al 16 giugno  a Rivalta- di schierare sul piazzale della chiesa la banda “Giuseppe Verdi” di Prato di Correggio per dare il benvenuto al vescovo Massimo Camisasca.

Infatti, il nonno Salvatore, siciliano, ufficiale dell’Arma, diplomatosi a Napoli con il grande compositore Cilea, diresse la banda della Benemerita. Con questa fu nel 1911 in Libia; poi il trasferimento a Milano nella caserma di via La Marmora dove ha continuato a dirigere la formazione musicale dei Carabinieri. Attività che dopo il congedo ha esercitato con formazioni bandistiche lombarde.

La banda dunque è di casa per mons Camisasca, che rivolgendosi ai componenti del complesso bandistico di Prato ha sottolineato la vicinanza della banda e della musica che esegue alla gente.

Inoltre, il vescovo Massimo ha aggiunto un altro particolare: si sapeva che il nonno Salvatore era stato anche un compositore; tramite internet, si è scoperto che i suoi spartiti sono conservati nel Museo del mandolino di Tokio.

Anche il taglio del nastro inaugurale è stato sottolineato dalle note della banda: il presidente diocesano di AC, Andrea Cavazzoni, ha ricordato l’importanza del Festincontro nella realtà ecclesiale reggiana; il vescovo Massimo ha auspicato che l’iniziativa sia occasione di festa, incontro – come dice il nome stesso della manifestazione ormai trentennale – di divertimento e nel contempo di riflessione sul tema del nuovo umanesimo “Persone nuove in Cristo”che sarà oggetto del convegno ecclesiale nazionale di Firenze nel 2015.

g.a.rossi

 

banda
Mons. Camisasca preceduto dalla banda


 

VESCOVO LUCIANO MONARI: IL NUOVO UMANESIMO VIENE DAL VANGELO

“In Cristo Gesù il nuovo umanesimo” è il tema del Convegno ecclesiale nazionale che nel 2015 si terrà emblematicamente a Firenze, proprio dove nel sec. XV fiorì l’umanesimo che vide convergere cristianesimo e tradizione greco-latina, proponendo una nuova concezione dell’uomo.

A illustrare il “nuovo” – aggettivo che assume un significato escatologico – umanesimo del terzo millennio, incentrato sulla figura di Cristo, l’Azione Cattolica ha chiamato al Festincontro il vescovo di Brescia mons. Luciano Monari, sassolese, a lungo docente nello studio teologico e assistente diocesano di Ac, il quale da fine e chiarissimo biblista qual è, ha condotto il folto e attento uditorio – tanti gli amici di gioventù – a scoprire questa nuova realtà attraverso una lettura, affascinante e per molti versi nuova, delle parabole del Buon Samaritano e del Figliol Prodigo.

Nuovo umanesimo, ha affermato don Luciano, significa comprendere ciò che sta ora accadendo in una cultura non più “classica”, ancorata cioè su valori stabiliti e ben stabiliti, ma “empirica”, in cui la confusione dei valori è un segnale inquietante di disagio e l’uomo stesso non è più un concetto definito. Ecco allora l’interrogativo: chi è il prossimo, termine di relazione contrapposto a remoto?

Il vescovo Luciano l’ha spiegato attraverso la figura del buon samaritano, che mosso da compassione si china sul ferito, stabilendo una relazione e applicando il comandamento dell’amore; atteggiamento che il cristiano deve esercitare non solo nella carità immediata, ma in quella “mediata”, cioè negli ambiti di vita e professionali in cui opera. In particolare mons. Monari ha insistito sulla necessità per i laici cristiani di spazi di riflessione, confronto, formazione e azione in quei campi che sono loro propri: parrocchia, famiglia, politica, economia, lavoro, luoghi in cui l’uomo di fede deve mettere la parola del Vangelo.

E muovendo dal figliol prodigo, che decide di andare lontano dal padre, don Luciano ha osservato come oggi una certa filosofia insista sul concetto di “uccidere Dio perché l’uomo viva”, mentre – come scriveva S.Ireneo – è proprio l’uomo vivente la gloria del Creatore, che si china su di lui e lo ama di un amore incommensurabile.

Il vescovo di Brescia inoltre ha sottolineato come oggi si diffondano: idolatria del denaro, del potere, del piacere; egoismo di gruppo, falsità, cattiveria, tentazione degli uomini di essere generatori di se stessi. Ecco allora l’attualità del magistero di Paolo VI che insisteva sul tema della civiltà dell’amore: del prendersi cura degli altri. Gesù ha amato l’uomo e per salvarlo ha accettato la croce; l’amore chiede sacrifici; occorre inoltre evitare la tentazione della mediocrità.

g.a.rossi

-Luciano-Monari_1
Mons. Luciano Monari

 

 



Leggi altri articoli di Chiesa