La domenica sportiva del Vescovo. Al “Mapei Stadium” l’incontro con la Società granata prima del match Reggiana-Pro Patria

– da “La Libertà” n. 6, del 15 febbraio 2014 –

Ha trovato il tempo anche per il calcio “diocesano”, il vescovo Massimo, calcando la tribuna del “Mapei Stadium”, in quest’inverno, per due volte ravvicinate, una lieta e una meno per le “nostre” squadre.
Nella prima, il 12 gennaio, ha assistito alla vittoria del Sassuolo sul Milan, con lo spettacolare 4 a 3 firmato dall’attaccante Domenico Berardi; la seconda è stata domenica 9 febbraio, per la Lega Pro Prima Divisione, quando la Reggiana è stata sconfitta 1 a 0 in casa della Pro Patria di Busto Arsizio, una società nata nello stesso anno dei granata, il 1919.

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]A[/dropcap]l di là delle considerazioni tecniche, sono state occasioni per conoscere meglio il Massimo Camisasca sportivo, che da bambino faceva lunghe passeggiate in bicicletta, ma non giocava a pallone. Il calcio gli è entrato nel sangue negli anni dal 1986 al 1991, quando è stato cappellano del Milan di Arrigo Sacchi. La prima volta che don Massimo incontrò la squadra – lui milanista da sempre (ma suo fratello gemello Franco è interista) – fu in occasione di un’udienza concessa da Giovanni Paolo II, quando sulla panchina del Milan sedeva Nils Liedholm. Poi iniziò il rapporto più continuativo, e quando i rossoneri giocavano a San Siro il sacerdote partiva da Roma il sabato e si metteva a disposizione della squadra per colloqui o confessioni, a Milanello, fino alla domenica mattina.

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Il vescovo Massimo e un collaboratore mentre assistono alla partita Reggiana – Pro Patria. Nella foto principale: monsignor Camisasca, in visita – prima del match – alla sede della Società, ha appena ricevuto in dono dal presidente Alessandro Barilli e dal vicepresidente (primo e secondo da sinistra) una maglia granata personalizzata col numero 10 e le firme di tutti i giocatori della Prima Squadra.

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]N[/dropcap]el palco del “Mapei Stadium”, pochi minuti prima del fischio d’inizio di Reggiana-Pro Patria, i ricordi di quegli anni affiorano vividi: le emozioni delle finali di Coppa dei Campioni a Barcellona e a Vienna, quando don Camisasca accompagnò la squadra in aereo, ma anche e soprattutto le qualità personali, al di là dei valori agonistici. “Mi impressionava la maturità umana di Franco Baresi, la semplicità profonda di Donadoni, l’umorismo di Filippo Galli, la serietà in allenamento di Van Basten, la generosità di Gullit…”.
Da una stella del calcio all’altra, i ricorsi si spingono fino ai tempi all’infanzia. Nato a Milano, infatti, il Vescovo racconta di essere subito andato ad abitare “sul Lago Maggiore, a Leggiuno, dove i miei genitori erano sfollati per la guerra; nello stesso luogo due anni prima era nato Gigi Riva, con cui abbiamo fatto un anno di scuola elementare insieme, anche se non nella stessa classe. Però Gigi Riva è rimasto sempre nella mia memoria e ancor oggi ci sentiamo”.

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]U[/dropcap]n capitolo a parte nel diario calcistico di monsignor Camisasca è Arrigo Sacchi, che così il Vescovo ha tratteggiato in una recente intervista a La Gazzetta dello Sport: “Di lui ammiravo la passione sconfinata per il calcio e la capacità di finalizzare ogni cosa allo scopo. Allo stesso tempo, pur nella sua intransigenza, era un uomo con cui era piacevolissimo stare e di cui era ed è bello essere amici. Era evidente la sua enorme preparazione prima di ogni partita. Non a caso poi arrivarono le grandi vittorie”.
Già, le grandi vittorie, che oggi paiono un ricordo sia per il Milan, in serie A, che per la Reggiana, che domenica scorsa ha perso l’ultima chance di agganciare la zona play off e, contemporaneamente, la guida dell’allenatore Pier Francesco Battistini, esonerato dopo una partita finita tra i fischi dei (pochi) tifosi.
Verranno tempi migliori, speriamo.

[dropcap font=”arial” fontsize=”36″]P[/dropcap]er la cronaca, alcuni minuti prima della gara monsignor Camisasca è stato accolto da un gruppo degli Allievi della Reggiana, insieme alla dirigenza della Società, ricevendo in dono una maglia “impegnativa” – la numero 10 – autografata dai calciatori della prima squadra.
Soffermandosi con alcuni giornalisti locali sullo sport ancora più amato dagli italiani, il Vescovo ha definito il calcio di oggi “drogato dalla televisione” e dalla quantità di denaro in circolazione, auspicando per contro che le società calcistiche, nel complesso, seguano una strada fatta di bilanci in ordine e di una maggiore sobrietà, anche per fare recuperare allo sport giocato una parte del fascino perduto.

Edoardo Tincani

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