“Benvenuto a casa – Le ragioni dell’accoglienza”, il nuovo libro di monsignor Camisasca

– da “La Libertà” n. 16, del 27 aprile 2013 –

Da pochi giorni è in libreria “Benvenuto a casa. Le ragioni dell’accoglienza”, di Massimo Camisasca (San Paolo 2013, 98 pagine, 7,90 euro). Il testo è frutto dei colloqui del nostro Vescovo con i responsabili dell’associazione Famiglie per l’Accoglienza. Se ne parlerà al Salone del Libro di Torino venerdì 17 maggio, alle 16, nello Spazio Sant’Anselmo, nell’incontro intitolato “Il senso della vita è condividere”, in cui oltre all’autore interverranno Goffredo Buccini del Corriere della Sera e Marco Mazzi, presidente di Famiglie per l’Accoglienza. Questo venerdì, 26 aprile, dalle 18.30 alle 19, monsignor Camisasca sarà invece alla Libreria Paoline di Reggio Emilia, in via Emilia Santo Stefano 3/b, per autografare il libro ai lettori che lo desiderino.
Per presentare questa nuova opera, La Libertà ha scelto di conoscere più da vicino la realtà che l’ha generata, Famiglie per l’Accoglienza (www.famiglieperaccoglienza.it – v. anche scheda sotto), un’esperienza non dissimile dalle Famiglie del Gelso “reggiane”, che di recente hanno celebrato all’Oratorio di Santa Croce il convegno annuale.
Perciò abbiamo raggiunto telefonicamente il presidente nazionale dell’associazione, il pediatra Marco Mazzi, originario di Bussolengo (Verona), che insieme alla moglie Licia Lineri ha accolto il dono di 4 figli, tre naturali e uno in adozione.

Marco Mazzi - Famiglie per l'Accoglienza www.famiglieperaccoglienza.it

            Dottor Mazzi, lei è presidente nazionale di Famiglie per l’Accoglienza dal 2003. A quando risale la sua conoscenza di questa realtà?
L’ho incontrata nel 1988; l’Associazione è nata a Milano nel 1982, quando alcune famiglie che da anni vivevano adozioni o affidi di bambini hanno avvertito l’esigenza di condividerle e di approfondirne il senso. Molte di queste famiglie sono nate dal carisma di Comunione e Liberazione, quindi sono state accompagnate da don Luigi Giussani nel cogliere il valore di questa esperienza, che nel tempo si è diversificata: oltre all’adozione e all’affido, la rete di rapporti si è estesa a famiglie che praticano accoglienze di giovani in difficoltà, di ragazze madri, di anziani e studenti, di persone che fuori sede assistono familiari gravemente infermi, di adulti con problemi… Quando don Giussani si ammalò, per mantenere un punto di riferimento, cercammo qualcuno che ci accompagnasse nel custodire il valore di ciò che stavamo vivendo e nel far fronte alle sue dinamiche di sviluppo, a partire dalla differenza e dalla fatica delle persone che accoglievamo.
           E in questo cammino avete incontrato monsignor Camisasca…
Molte famiglie conoscevano don Massimo da lungo tempo, ma il suo legame stabile con l’Associazione risale a 7-8 anni fa. L’anno scorso ci ha detto: “Voi siete diventati parte della mia famiglia”. È stato un cammino di sguardo reciproco, in cui ci siamo sentiti tanto accompagnati dalla sua paternità, dalla sua testimonianza e dalla sua profondità: lui comunicava a noi quello che viveva e quello che vedeva vivere in noi. Nel fiorire di questo rapporto, abbiamo preso a incontrarci con una certa sistematicità per affrontare tematiche e problemi che emergevano all’interno dell’Associazione.
In particolare, monsignor Camisasca partecipava all’incontro annualmente organizzato dal direttivo per incontrare tutti i referenti e i responsabili di Famiglie per l’Accoglienza, circa 300 persone provenienti dall’Italia e dal mondo.
           In che cosa vi siete sentiti accompagnati dal “nostro” Vescovo?
Don Massimo ha sempre dato una grande attenzione all’esperienza della famiglia, alla vocazione coniugale e a tutto quello che in essa si esprime, per cui noi – che siamo famiglie normali e non “specializzate” – ci siamo trovati a riconoscere che la famiglia è un luogo prezioso, un dono per se stessa che può aprirsi a chi ne ha bisogno. La sfida è stata accorgersi che ciò che vivevamo in casa e con i nostri figli era qualcosa che anche altri attendevano. Ricevevamo così un suggerimento vocazionale: fare accoglienza non per seguire l’obiettivo di sanare o salvare chicchessia, ma per essere più intensamente noi stessi, vedere più intensamente la vita della famiglia e realizzare più compiutamente la sua dimensione. In questo alveo è nata una responsabilità anche sociale, da cui discendono come conseguenze la testimonianza, l’attivazione di rapporti coi servizi e la promozione dell’accoglienza come cultura.
           Se in questo viaggio intorno alla famiglia dovesse dire una parola chiave, quale individuerebbe?
Direi gratuità. Don Massimo ci ha sempre aiutato a cogliere, per noi in primis e poi per le persone che incontriamo, che la famiglia è il luogo in cui il rapporto tra marito e moglie e tra generazioni è gratuito. Questo è un valore dentro la società. Come si legge nell’incipit del libro, l’uomo è frutto di un amore, nasce da qualcuno che l’ha pensato e voluto, e in questo dialogo può continuamente ritrovare se stesso. La gratuità e l’accoglienza, fattori fondamentali della nostra esperienza di coniugi e di genitori, permettono di abbracciare il bisogno di persone “estranee” a partire dalla gratitudine per quanto si è ricevuto. In questi anni ho osservato che quando le famiglie finiscono un’accoglienza, non di rado si rendono disponibili per un’altra esperienza, perché hanno scoperto in quella dimensione un bene fecondo nella loro vita, un aiuto per capire meglio il rapporto tra marito e moglie e tra genitori e figli, con meno pretese, con più desiderio di essenzialità. Con più gratuità, appunto.
           Com’è nata l’idea del libro?
Da tempo ci dicevamo che le esperienze accompagnate da monsignor Camisasca erano troppo belle perché l’Associazione le tenesse per sé. Una di noi, la professoressa Lia Sanicola, che insegna Metodologia sociale all’università di Parma ed ha una particolare sensibilità nel promuovere ciò che accade come valore per tutti, si è offerta di mettere in ordine i testi preparati da don Massimo e circa un anno fa l’idea ha iniziato a realizzarsi. Il libro è un intreccio di contenuti di spiritualità familiare e di fatti narrati, anche dolorosi. Mi piace l’immagine che Camisasca ha scelto per la copertina (“Golden Box”, Filippo Rossi, 2009, collezione privata, Firenze – ndr): mostra un punto unitario verso cui convergono tanti frammenti che a prima vista sembrerebbero caotici. Questa diversità, che però tende a un’unità, è tutto quello che abbiamo sperimentato dentro l’esperienza dell’accoglienza, perché davvero quello che si condivide non è un bisogno materiale, ma è il compimento di ogni singola persona.

Edoardo Tincani

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“Famiglie per l’Accoglienza”. Conosciamo l’Associazione

logo-FamigliePerL'AccoglienzaFamiglie per l’Accoglienza (www.famiglieperaccoglienza.it) è una rete di famiglie diffuse sul territorio nazionale e in diversi Paesi del mondo, che si sostengono nell’esperienza dell’accoglienza familiare e la promuovono come bene per la persona e per la società intera.
L’associazione nasce nel 1982 da alcune famiglie che già da anni vivevano esperienze di affido e adozione e che avevano sentito l’esigenza di condividerle e di approfondirne il senso. L’esperienza si genera per la commozione di fronte al bisogno di un bambino o di un adulto in difficoltà che chiedono di essere accolti in famiglia, temporaneamente o definitivamente, e si rigenera continuamente nella consapevolezza che per ciascuno esiste un disegno buono che il Mistero ha tracciato per lui. Questa positività vissuta attraverso l’accoglienza fa grande la famiglia valorizzandone la natura: l’abbraccio dell’altro, il diverso da sé, che diventa familiare. Due tratti caratterizzano originalmente l’esperienza di Famiglie per l’Accoglienza: l’educazione, da cui deriva la centralità dell’attenzione alla verità della persona e della famiglia, e la compagnia tra famiglie, come amicizia più che come legame associativo. In questi trent’anni di cammino, l’associazione ha consolidato un patrimonio di contenuti e di esperienze che hanno permesso di mettere a fuoco un metodo nell’accompagnare i percorsi di accoglienza e hanno reso possibile una presenza sempre più qualificata anche nel rapporto con le istituzioni. L’associazione è oggi presente in Spagna, Svizzera, Romania, Lituania, Brasile, Argentina, Cile; in Italia conta 3.000 famiglie socie. Alcuni numeri. Nel 2010 sono stati accolti in adozione o in affido 841 bambini e ospitati 214 adulti in difficoltà; 19 i percorsi di orientamento all’affido e all’adozione; 56 i gruppi di sostegno alle famiglie con accoglienze di bambini, con anziani gravi accolti in casa.



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